"Lo
Spirito Santo vi insegnerà ogni cosa" (cfr. GV 14.25)
MESSAGGIO
DI GIOVANNI PAOLO II IN OCCASIONE DELLA XIII GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ
Cari giovani amici!
1. "Ringrazio il mio
Dio ogni volta che mi ricordo di voi, pregando sempre con gioia per voi in ogni
mia preghiera, a motivo della vostra cooperazione alla diffusione del Vangelo
dal primo giorno fino al presente, e sono persuaso che Colui che ha iniziato
in voi quest'opera buona, la porterà a compimento fino al giorno di Cristo
Gesù" (Fil 1,3 6).
Vi saluto con le parole dell'apostolo Paolo, "perché vi porto nel
cuore" (ibid., 7). Si come vi ho assicurato nella recente indimenticabile
Giornata Mondiale celebrata a Parigi il Papa pensa a voi e vi vuole bene, vi
raggiunge quotidianamente con un pensiero carico d'affetto e vi accompagna con
la preghiera, si fida e conta su di voi, sul vostro impegno cristiano e sulla
vostra collaborazione alla causa del Vangelo.
2. Come sapete, il secondo anno della fase preparatoria al Grande Giubileo ha
inizio con la prima domenica di Avvento ed è dedicato "in modo particolare
allo Spirito Santo ed alla sua presenza santificatrice all'interno della comunità
dei discepoli di Cristo" (Tertio Millennio adveniente, 44). In vista della
celebrazione della prossima Giornata Mondiale della Gioventù, vi invito
a guardare, in comunione con tutta la Chiesa, allo Spirito del Signore, che
rinnova la faccia della terra (cf Sal 104[103],30). "La Chiesa infatti
non può prepararsi alla scadenza bimillenaria in nessun altro modo se
non nello Spirito Santo. Ciò che "nella pienezza del tempo"
si è compiuto per opera dello Spirito Santo, solo per opera sua può
ora emergere dalla memoria della Chiesa. Lo Spirito, infatti, attualizza nella
Chiesa di tutti i tempi e di tutti i luoghi l'unica Rivelazione portata da Cristo
agli uomini, rendendola viva ed efficace nell'animo di ciascuno" (Tertio
Millennio adveniente, 44). Per la prossima Giornata Mondiale, ritengo opportuno
proporre alla vostra riflessione e alla vostra preghiera queste parole di Gesù:
"Lo Spirito Santo vi insegnerà ogni cosa" (cf Gv 14,26). Il
nostro tempo appare disorientato e confuso; talora sembra addirittura non conoscere
più il confine tra il bene e il male; Dio è apparentemente rifiutato,
perché sconosciuto o misconosciuto.
In questa situazione, è importante recarsi idealmente al Cenacolo per
rivivere il mistero della Pentecoste (cf At 2,1 1 1) e "lasciarsi ammaestrare"
dallo Spirito di Dio, mettendosi docilmente ed umilmente alla sua scuola, sì
da imparare quella "sapienza del cuore" (Sal 90[89],12) che sostiene
e alimenta la nostra vita. Credere è vedere le cose come le vede Dio,
partecipare della visione che Dio ha del mondo e dell'uomo secondo la parola
del Salmo: "Alla tua luce vediamo la luce" (Sal 36[35],10). Questa
"luce della fede" in noi è un raggio della luce dello Spirito
Santo. Nella sequenza di Pentecoste, preghiamo cosi: "O luce beatissima,
invadi nell'intimo il cuore dei tuoi fedeli". Gesù ha tenuto a sottolineare
fortemente il carattere misterioso dello Spirito Santo: "Il vento soffia
dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così
è di chiunque è nato dallo Spirito" (Gv 3,8). Bisogna allora
rinunciare a capire? Gesù pensava esattamente il contrario, giacché
ci assicura che lo Spirito Santo stesso è capace di guidarci "alla
verità tutta intera" (Gv 16,13).
3. Una straordinaria luce sulla terza Persona della SS.ma Trinità viene
a coloro che vogliono meditare nella Chiesa e con la Chiesa il mistero di Pasqua
e di Pentecoste. Gesù è stato "costituito Figlio di Dio con
potenza secondo lo Spirito di santificazione mediante la risurrezione dai morti"
(Rm 1,4). Dopo la risurrezione, la presenza del Maestro riscalda il cuore dei
discepoli. "Non ci ardeva forse il cuore nel petto?" (Le 24,32), dicono
i viandanti sul cammino di Emmaus. La sua parola li illumina: non avevano mai
detto con tanta forza e pienezza: "Mio Signore e mio Dio!" (Gv 20,28).
Li guarisce dal dubbio, dalla tristezza, dallo scoraggiamento, dalla paura,
dal peccato; una nuova fraternità è loro donata, una comunione
sorprendente con il Signore e con i fratelli sostituisce l'isolamento e la solitudine:
"Va' dai miei fratelli!" (Gv 20,17). Durante la vita pubblica, le
parole ed i gesti di Gesù non avevano potuto raggiungere che poche migliaia
di persone, in uno spazio e luogo definiti. Ora le stesse parole e gli stessi
gesti non conoscono limite di spazio o di cultura. "Questo è il
mio corpo che è dato per voi. Questo è il mio sangue versato per
voi" (cf Le 22, 19 20): basta che i suoi Apostoli facciano questo "in
memoria di Lui", secondo la sua esplicita richiesta, perché Egli
sia realmente presente nell'Eucaristia, con il suo corpo e il suo sangue, in
ogni parte del mondo. E sufficiente che essi ripetano il gesto del perdono e
della guarigione, perché Lui perdoni: "I peccati saranno rimessi
a coloro cui li rimetterete" (cf Gv 20,23). Quando stava con i suoi, Gesù
aveva fretta, era preoccupato dalle scadenze: "Il mio tempo non è
ancora venuto" (Gv 7,6); "Ancora per poco tempo la luce è con
voi" (Gv 12,35). Dopo la risurrezione, il suo rapporto con il tempo non
è più lo stesso, la sua presenza continua: "Sono con voi
tutti i giorni fino alla fine del mondo" (Mt 28,20). Questa trasformazione
in profondità, estensione e durata della presenza del nostro Signore
e Salvatore è opera dello Spirito.
4. E quando Cristo risorto si rende presente nella vita delle persone e dona
loro il suo Spirito (cf Gv 20,22), esse cambiano completamente, pur restando,
anzi divenendo pienamente se stesse. L'esempio di Paolo è particolarmente
significativo: la luce sfolgorante sulla strada di Damasco ha fatto di lui un
uomo più libero di quanto non fosse mai stato; libero della vera libertà,
quella del Vivente davanti al quale era stramazzato a terra (cf At 9,1 30)!
L'esperienza vissuta gli permetterà di scrivere ai cristiani di Roma:
"Liberati dal peccato e fatti servi di Dio, voi raccogliete il frutto che
vi porta alla santificazione e come destino avete la vita eterna" (Rm 6,22).
Quanto Gesù aveva iniziato a fare con i suoi in tre anni di vita comune,
viene portato a compimento dal dono dello Spirito. La fede degli Apostoli era
prima imperfetta e vacillante, ma dopo è salda e fruttuosa: fa camminare
i paralitici (cf At 3,1 1 0), mette in fuga gli spiriti immondi (cf At 5,16).
Essi, che un tempo tremavano per paura del popolo e delle autorità, affrontano
la folla raccolta nel Tempio e sfidano il Sinedrio (cf At 4,114). Pietro, che
il timore delle accuse di una donna aveva condotto al triplice rinnegamento
(cf Mc 14,66 72), si comporta ormai come la "roccia" che Gesù
aveva voluto (cf Mt 16,18). Ed anche gli altri, inclini fino a quel momento
alle dispute generate dall'ambizione (cf Mc 9,33), sono ora capaci di essere
"un cuor solo e un'anima sola" e di mettere tutto in comune (cf At
4,32). Essi che avevano così imperfettamente e con tanta fatica imparato
da Gesù a pregare, ad amare, ad andare in missione, ora pregano veramente,
amano veramente, sono veramente missionari, veramente apostoli. Tale è
l'opera compiuta dallo Spirito di Gesù nei suoi Apostoli!
5. Quel che avvenne ieri continua a verificarsi nella comunità cristiana
di oggi. Grazie all'azione di Colui che è, nel cuore della Chiesa, la
"memoria vivente" del Cristo (cf Gv 14,26), il mistero pasquale di
Gesù ci raggiunge e ci trasforma. È lo Spirito Santo che, attraverso
i segni visibili, udibili e tangibili dei Sacramenti, ci permette di vedere,
ascoltare e tocca l'umanità glorificata del Risorto. Il mistero della
Pentecoste, quale dono dello Spirito a ciascuno, si attualizza modo privilegiato
con la Confermazione che è il sacramento della crescita cristiana e della
maturità spirituale. In essa ogni fedele riceve un approfondimento della
grazia battesimale e viene appieno inserito nella comunità messianica
apostolica, mentre è "confermato" quella familiarità
con il Padre e con Cristo che lo vuole testimone e protagonista dell'opera della
salvezza. Lo Spirito Santo dona al cristiano la cui vita rischierebbe altrimenti
di essere soggetta unicamente allo sforzo, alla regola e persino al conformismo
esteriore la docilità, la libertà e la fedeltà: Egli infatti
" Spirito di sapienza e di intelligenza, Spirito di consiglio e di fortezza
Spirito di conoscenza e di timore del Signore" (Is 11,2). Come, senza di
Lui, potrebbe comprendere che il giogo di Cristo è dolce e il suo carico
leggero Mt 11,30)? Lo Spirito Santo rende audaci, spinge a contemplare la gloria
di Dio nell'esistenza e nel lavoro di ogni giorno. Spinge a fare l'esperienza
del mistero di Cristo nella Liturgia, a far risuonare la Parola in tutta la
vita, nella sicurezza che essa avrà sempre qualcosa di nuovo da dire;
aiuta ad impegnarsi per sempre, nonostante la paura di fallire, ad affrontare
pericoli e superare le barriere che sembrano le culture per annunciare il Vangelo
a lavorare instancabilmente per il coni suo rinnovamento della Chiesa senza
ergersi a giudici dei fratelli.
6. Scrivendo ai cristiani di Corinto, Paolo insiste sull'unità fondamentale
della Chiesa di Dio, comparabile all'unità organica del corpo umano nella
diversità delle sue membra. Cari giovani, una preziosa esperienza dell'unità
della Chiesa, nella ricchezza della sua diversità, la vivete ogni qualvolta
vi radunate tra voi, specialmente per la Celebrazione eucaristica. È
lo Spirito che porta gli uomini a comprendersi e accogliersi reciprocamente,
a riconoscersi figli di Dio e fratelli in cammino verso la stessa meta, la vita
eterna, a parlare lo stesso linguaggio al di là delle divisioni culturali
e razziali. Partecipando attivamente e con generosità alla vita delle
parrocchie, dei momenti e delle associazioni, sperimenterete come i carismi
dello Spirito vi aiutano ad incontrare Cristo, ad approfondire la familiarità
con Lui, a realizzare e gustare la comunione ecclesiale. Parlare dell'unità
conduce ad evocare con dolore la condizione attuale di separazione tra i cristiani.
Ecco perché l'ecumenismo costituisce uno dei compiti prioritari e più
urgenti della comunità cristiana: "In quest'ultimo scorcio di millennio,
la Chiesa deve rivolgersi con più accorata supplica allo Spirito Santo
implorando da Lui la grazia dell'unità dei cristiani. [... ] Siamo però
tutti consapevoli che il raggiungimento di questo traguardo non può essere
solo frutto di sforzi umani, pur indispensabili. L'unità, in definiva,
è dono dello Spirito Santo. [... ] L'avvicinarsi della fine del secondo
millennio sollecita tutti ad un esame di coscienza e ad opportune iniziative
ecumeniche" (Tertio Millennio adveniente, 34). Affido anche a voi, cari
giovani, questa preoccupazione e questa speranza come impegno e come compito.
È ancora lo Spirito che stimola la missione evangelizzatrice della Chiesa.
Prima dell'ascensione, Gesù aveva detto agli Apostoli: "Avrete forza
dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme,
in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra"
(At 1,8). Da allora, sotto l'impulso dello Spirito, i discepoli di Gesù
continuano ad essere presenti sulle strade del mondo per annunciare a tutti
gli uomini la parola che salva. Tra successi e fallimenti, tra grandezza e miseria,
con la Potenza dello Spirito che agisce nella debolezza umana, la Chiesa scopertine/copre
tutta l'ampiezza e la responsabilità della sua missione universale. Per
poterla compiere, essa fa appello anche a voi, alla vostra generosità
e alla vostra docilità allo Spirito di Dio.
7. II dono dello Spirito rende attuale e possibile per tutti il comando antico
di Dio al suo popolo: "Siate santi perché io, il Signore Dio vostro,
sono santo" (Lv 19,2). Diventare santi sembra un traguardo arduo, riservato
a persone del tutto eccezionali, o adatto a chi voglia rimanere estraneo alla
vita e alla cultura della propria epoca. Diventare santi invece è dono
e compito radicato nel Battesimo e nella Confermazione, affidato a tutti nella
Chiesa, in ogni tempo. È dono e compito dei laici come dei religiosi
e dei sacri ministri, nella sfera privata come nel impegno pubblico, nella vita
dei singoli come delle famiglie e delle comunità. Ma, all'interno di
questa vocazione comune che tutti chiama a conformarsi non al mondo ma alla
volontà di Dio (cf Rm 12,2), diversi sono gli stati di vita e molteplici
le vocazioni e le missioni. Il dono dello Spirito è alla base della vocazione
di ciascuno. Esso è alla radice dei ministeri consacrati del Vescovo,
del presbitero e del diacono, che sono al servizio della vita ecclesiale. È
ancora Lui che forma e plasma l'animo dei chiamati ad una vita di speciale consacrazione,
configurandoli a Cristo casto, povero ed obbediente. Dallo stesso Spirito, che
per il sacramento del Matrimonio avvolge e consacra l'unione degli sposi, trae
forza e sostegno la missione dei genitori, chiamati a fare della famiglia la
prima e fondamentale realizzazione della Chiesa. Al dono dello Spirito si alimentano
infine i molti altri servizi della educazione cristiana e della catechesi, dell'assistenza
agli infermi e ai poveri, della promozione umana e dell'esercizio della carità
orientati alla edificazione e animazione della comunità. Infatti, "a
ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l'utilità
comune" (1 Cor 12,7).
8. E pertanto dovere irrinunciabile di ciascuno cercare e riconoscere giorno
per giorno la via lungo la quale il Signore si fa a lui personalmente incontro.
Cari amici, ponetevi seriamente la domanda circa la vostra vocazione, e siate
pronti a rispondere al Signore che vi chiama ad occupare il posto che da sempre
ha preparato per voi.
L'esperienza insegna che è di grande aiuto in quest'opera di discernimento
la figura del direttore spirituale: scegliete una persona competente e raccomandata
dalla Chiesa, che vi ascolti ed accompagni lungo il cammino della vita, che
vi sia accanto nelle scelte difficili come nei momenti di gioia. Il direttore
spirituale vi aiuterà a discernere le ispirazioni dello Spirito Santo
e a progredire lungo un cammino di libertà: libertà da conquistare
per mezzo di un combattimento spirituale (cf Ef 6,13 17), che va vissuta con
costanza e perseveranza.
L'educazione alla vita cristiana non si limita a favorire lo sviluppo spirituale
dell'individuo, anche se l'iniziazione ad una vita di preghiera solida e regolare
rimane il principio e il fondamento dell'edificio. La familiarità con
il Signore, quando è autentica, conduce necessariamente a pensare, a
scegliere e ad agire come Cristo ha pensato, scelto e agito, mettendovi a sua
disposizione per continuare l'opera salvifica. Una "vita spirituale"
che mette a contatto con l'amore di Dio e delinea nel cristiano l'immagine di
Gesù, può porre rimedio a una malattia del nostro secolo, sovra
sviluppato nella razionalità tecnica e sottosviluppato nell'attenzione
all'uomo, alle sue attese, al suo mistero. C'è urgenza di ricostituire
un universo interiore, ispirato e sostenuto dallo Spirito, nutrito di preghiera
e teso all'azione, in maniera che sia sufficientemente forte per resistere alle
molteplici situazioni in cui conviene custodire la fedeltà ad un progetto
piuttosto che seguire o conformarsi alla mentalità corrente.
9. Maria, a differenza dei discepoli, non ha atteso la Risurrezione per vivere,
pregare e agire nella pienezza dello Spirito. Il Magnificat esprime tutta la
preghiera, tutto l'ardore missionario, tutta la gioia della Chiesa di Pasqua
e di Pentecoste (cf Le 1,46 55). Quando, spingendo fino alla fine la logica
del suo amore, Dio ha assunto nella gloria del cielo Maria in corpo e anima,
l'ultimo mistero si è compiuto: lei, che Gesù crocifisso aveva
dato come madre al discepolo che amava (cf Gv 19,2627), vive ormai la sua presenza
materna nel cuore della Chiesa, accanto a ciascuno dei discepoli di suo Figlio,
e partecipa in maniera unica all'eterna intercessione di Cristo per la salvezza
del mondo. A Lei, Sposa dello Spirito, affido la preparazione e la celebrazione
della XIII Giornata Mondiale della Gioventù, che vivrete quest'anno nelle
vostre Chiese locali, attorno ai vostri Pastori. A Lei, Madre della Chiesa,
insieme con voi, mi rivolgo con le parole di S. Ildefonso di Toledo: "Ti
prego, ti prego, o Vergine santa, che io abbia Gesù da quello Spirito
dal quale tu stessa hai generato Gesù. Riceva l'anima mia Gesù
per opera
di quello Spirito per il quale la tua carne ha concepito lo stesso Gesù.
Che io ami Gesù in quello stesso Spirito nel quale tu lo adori come Signore
e lo contempli come Figlio" (De virginitate perpetua Sanctae Mariae, XII:
PL 96, 106).
Tutti di cuore vi benedico.
Dal Vaticano, 30 novembre 1997, prima domenica di Avvento.